Reflections on 300 years of Freemasonry
John S. Wade (a cura di)
Lewis Masonic, London, 2017
In occasione dei trecento anni della massoneria speculativa si sono tenute molteplici iniziative. La loggia di ricerca più importante al mondo, la Quatuor Coronati, nel settembre del 2016 ha organizzato un convegno di livello internazionale (tenutosi al Queen’s College dell’Università di Cambridge) i cui atti sono stati raccolti nel volume che qui presentiamo.
Si tratta di un’opera imponente sia sul versante prettamente numerico dei contributi e sia per la quantità di temi che vengono affrontati. Per tale motivo, ci limiteremo a segnalare, in maniera concisa, i vari saggi pubblicati.
Il primo intervento, ad opera di James Campbell, si focalizza sulle vicende che hanno portato all’edificazione della Freemasons’ Hall a Londra. Segue poi un lavoro, a cura di Gerald Reilly, sul processo di urbanizzazione, in età vittoriana, della città di Harwich (nell’Essex) e sul ruolo che in esso hanno giocato i massoni.
Martin Cherry, invece, illustra l’evoluzione iconografica del frontespizio nelle diverse edizioni delle Costituzioni di Anderson e di Ahiman Rezon, mentre Barry Hoffbrand si occupa dei ritratti e delle immagini raffiguranti John, secondo duca di Montagu, primo Gran Maestro di retaggio aristocratico. Altro saggio su queste tematiche è quello di Hilary Anderson Stelling, che prende in esame le brocche di fabbricazione inglese di tema libero muratorio.
In ambito letterario troviamo lo studio di A. Lentin, il quale si occupa di un’opera utopica, intitolata Un viaggio nella terra di Ophir (1783-84), ad opera del principe ed accademico russo Michail Ščerbatov.
Rimanendo nell’ambito della carta stampata, Yasha Beresiner prende in esame la stampa satirica britannica e le vignette che mettono alla berlina la libera muratoria. Lo studio della voce “massoneria” all’interno dell’enciclopedia britannica è, invece, l’oggetto del lavoro di Antony Baker, cui seguono le disamine di Robert Peter sull’Arte Reale e i giornali nel XVIII secolo e di Andreas Önnefors sul periodico The Freemasons’ Magazine (1793-1798).
All’interno del volume troviamo poi due saggi che affrontano il ruolo giocato dai Gran Maestri della Gran Loggia d’Inghilterra e i rapporti della libera muratoria con la famiglia reale britannica (a cura, rispettivamente di John Wade e Paul Calderwood). Sempre sul versante biografico abbiamo la vita del costruttore di strumenti matematici Jonathan Sisson (1692-1749), ad opera di Steven Smith, lo studio di Andreas Rizopoulos su Augusto duca del Sussex e i suoi rapporti con la Grecia e, grazie a Susan Mitchell Sommers e Andrew Prescott, nuovi dati sulla vita di James Anderson. Alla luce di tali nuove informazioni, questi ultimi autori rivisitano i primi anni di vita della massoneria inglese.
Sono poi presenti alcune analisi che ricostruiscono le vicende di singole officine (è il caso di Jonathan Dowson e la storia della Jerusalem Lodge) o di singoli territori della Gran Bretagna (si veda lo studio di Michael Beacham sull’isola di Guernsey).
Troviamo inoltre due saggi che si occupano di studiare l’inquadramento burocratico-amministrativo britannico: quello di Aubrey Newman sulla storia e la trasformazione delle Gran Logge Provinciali e quello parallelo di Diane Clements, invece, riguardante gli annuari provinciali della Gran Loggia d’Inghilterra pubblicati tra il 1860 e il 1920.
Robert Cooper prende in esame, invece, l’impatto della fondazione della Gran Loggia d’Inghilterra sulla massoneria scozzese e, a sua volta, quale sia stato l’influsso di quest’ultima sulla neonata istituzione. In maniera similare, S. Brent Morris si interroga sull’impatto che l’Arte Reale ha avuto sugli Stati Uniti e su come essi abbiano a loro volta influito sulla storia dei Riti e degli ordini cavallereschi.
Sulla stessa falsariga, Richard Gan ricostruisce lo sviluppo e la diffusione della Massoneria del Marchio (Mark Master), del Rito Scozzese Antico ed Accettato, della Croce Rossa di Costantino, della Societas Rosicruciana in Anglia, dell’Ordine Reale di Scozia, dei Maestri Reali ed Eletti e dei Gradi Massonici Alleati. John Acaster, invece, si occupa dei primi documenti prodotti dall’Arco Reale, nella versione adottata dai Moderni, nella seconda metà del XVIII secolo.
Vi sono poi altri due articoli che concludono questa disanima: quello di John Belton sulla diffusione incontrollata di gradi e Riti verificatasi nel mondo anglosassone a cavallo tra il XVIII e il XIX secolo e quello di Jan Snoek sulle Letture di Harodim e i Rituali dell’Arte scritte da William Preston e i loro influssi sulla ritualità della Gran Loggia Unita d’Inghilterra.
Un’intera sezione del volume viene dedicata ai rapporti massonici nell’anglosfera. James Daniel, infatti, analizza il processo di diffusione, crisi, indipendenza e riassetto delle Gran Logge Distrettuali, figlie dell’impero coloniale britannico. Ronald Buch-Smith, invece, affronta la storia della Union Lodge 247, situata nella Guyana britannica (America Latina).
Sempre su questo filone vi è il saggio di Michael Allan, il quale, però, focalizza il proprio sguardo sull’isola Mauritius. Restando nel continente africano, Kenneth Marcus presenta ai lettori le relazioni tra le differenti Obbedienze in Sud Africa.
Per quanto riguarda l’emisfero australe Kent Henderson si dedica alle origini della massoneria nel continente australiano a cavallo del XIX secolo, mentre Mike Kearsley si occupa della formazione della Gran Loggia della Nuova Zelanda nel 1890.
Nel volume trovano spazio cinque saggi sulla massoneria americana. Il primo, a cura di Aimee Newell, si focalizza, sui primi dieci anni di vita della Gran Loggia del Massachusetts (1733-1743). Il secondo, invece, grazie al contributo di Ric Berman, ci offre uno spaccato della comunità massonica settecentesca nelle colonie schiaviste della Georgia e South Carolina. Il terzo, scritto da Mark Tabbert, racconta la storia del tentativo di conferire il titolo di Gran Maestro degli Stati Uniti d’America a George Washington. L’ultimo, presentato da John Cooper III, si interroga sul rapporto tra la libera muratoria e la costruzione di un’identità nazionale utilizzando come caso particolare l’esperienza californiana. A corollario vi è la disamina di Brian Price della massoneria di Prince Halle e del suo fondatore.
Sono inoltre presenti articoli che affrontano la penetrazione massonica in aree come l’Europa orientale a seguito della caduta del muro di Berlino (si veda il brano di Peter Hoffer) o in Asia. Quest’ultima parte di globo è l’oggetto di studio di Anthony Atkinson, che riporta una affresco dell’intera regione, di Lisa Hellman, che riporta il caso specifico di Canton, e di Roeinton Khambatta che ci rende edotti dei primi passi compiuti dalla massoneria britannica in India.
Non mancano, inoltre, articoli, come quello di Susan Snell, in cui si illustrano le collezioni e le rarità messe a disposizione del pubblico da parte della Library and Museum of Freemasonry di Londra, o che affrontano questioni come il rapporto con l’autorità religiosa e le dittature.
Per quanto riguarda i rapporti con la Chiesa Cattolica, sono presenti due saggi. Il primo, di Maxine Gilhuys e Lucio Artini, si concentra sulla fondazione della prima loggia sul suolo italiano, o per meglio dire all’interno della Gran Ducato di Toscana, e il processo intentato a Tommaso Crudeli. Il secondo, invece, di Fabio Venzi, affronta il tema delle scomuniche papali e delle accuse di satanismo. Parallelamente, David Peck ritorna sul tema dell’antimassonismo, ponendo, in questo caso, al centro della sua indagine il nazismo.
Giunti alla fine di questo schematico ma esaustivo elenco, ci permettiamo di segnalare, la presenza di due interventi ad opera di due collaboratori del CRSL-M: Demetrio Xoccato ed Emanuela Locci. L’articolo della Locci, frutto dei suoi studi sulla massoneria nel bacino del Mediterraneo, è un’indagine storica sulla prima loggia di lingua inglese nell’Impero Ottomano, mentre Xoccato si sofferma sulle articolate relazioni intessutesi tra la Gran Loggia d’Inghilterra e il Grande Oriente d’Italia nel periodo compreso tra l’unificazione e la Prima guerra mondiale.
Si tratta di due analisi che dimostrano il gran interesse riscontrato a livello internazionale delle ricerche storiche promosse dal Centro e che impreziosiscono ancora di più un’opera collettanea di grandissima levatura.